Italiano [24]
© 2005–2006 Zanichelli editore
A1

 
L’AGNESE
Girando all’esterno del paese, arrivò alla casa rossa. Era chiusa, finestre e porta,
anche la bottega del fabbro. Si asciugò la fronte sudata, tossì per essere sicura di
poter mettere fuori la voce. Fino allora era stata così contratta che le faceva male la
gola. Bussò. Venne una donna ad aprire, smosse appena il battente, guardò per la
(riga 5) fessura. – Cerco Magòn, – disse l’Agnese. La donna aprì un poco di più. Mise fuori
un viso magro, bello e patito. – Chi vi manda?– chiese, e si capì che la risposta era
quella che lei sperava: – Mi manda Tarzan. – Venite pure, – disse la donna; aiutò
l’Agnese a far passare la bicicletta nel corridoio d’ingresso, e subito richiuse. Aprì la
porta della cucina. – C’è la staffetta di Tarzan, – disse la donna.
(riga 10) Buongiorno, – mormorò l’Agnese, e tremava tanto che quasi non la udirono. Ma
risposero ugualmente: – Salute. – Che cosa avete fatto che tremate?– disse uno dei
tre, piccolo, con gli occhi vivaci e il viso bello e magro come quello della donna. – Vi
siete presa paura di quelli là? – indicò la finestra e sputò nella cenere. L’Agnese
arrossì, alzò le spalle, sedette sulla prima sedia che vide. Riuscì a parlare con la voce
(riga 15) ferma: – Mi fanno tanto male i piedi. Non ne posso più. Scusate che mi levo le scarpe
– . Tese la sporta che teneva ancora in mano: – Tarzan mi ha dato questa roba.
Però andate lontano dal fuoco. Lui ha detto che scoppia –. Si alzarono tutti: –
Andiamo di là, – disse quello che aveva parlato prima. Rimase soltanto la donna:
guardò la faccia dell’Agnese e disse: – Intanto vi preparo da mangiare. Fate pure i
(riga 20) vostri comodi –. Lei si chinò, si tolse le scarpe e le calze, mise i piedi larghi e piatti
sulle pietre fredde, fece: – Ah! – con sollievo. Li fissava: erano scuri e deformi, con
le dita tutte a nodi e storte, sembravano le radici scoperte di un vecchio albero.
Ripartì subito dopo mangiato: per la stagione e per la nebbia veniva buio presto,
e lei aveva altre cose da fare prima di finire la giornata. Fu Magòn, il giovane magro,
(riga 25) ad indicargliele. Doveva, tornando a casa, avvertire alcuni compagni che stessero in
gamba quella notte e l’indomani. Poteva accadere che i tedeschi facessero nella zona
un largo rastrellamento. – Ma al mio paese, adesso, ci sono pochi tedeschi, – disse
l’Agnese, mentre lottava con tristezza per rimettersi le scarpe. – Entro stasera tutti
i paesi e villaggi sulla strada saranno pieni. Arriva una divisione che va verso il fronte,
(riga 30) – disse Magòn.
Uno dei tre uomini accompagnò l’Agnese in bicicletta per un tratto.
Attraversarono la piazza dove c’era ancora, solo, l’impiccato appeso all’albero.
L’Agnese rallentò: – Non si può tirarlo giù? – disse, voltando la testa per non vedere
il corpo ridotto ad una lunga asta bruna. Il compagno rispose: – Adesso non si può.
(riga 35) Gli badano dalle finestre della casa del fascio, vogliono che stia lì tre giorni –. Pedalò
in silenzio finché non ebbero lasciato indietro le ultime case. Allora aggiunse: –
Andremo stanotte a portarlo via.
Si salutarono in vista del ponte. L’Agnese aveva ormai la sporta vuota e non c’era
più bisogno di evitare il posto di blocco. Passò senza neppure scendere perché le due
(riga 40) sentinelle che morivano di freddo non ebbero voglia di dirle niente. Non incontrò
nessuno fino al villaggio vicino. Lì si fermò nella casa di un compagno e riferì le parole
di Magòn, e così dovette fare altre due o tre volte. Era stanca e procedeva piano,
col respiro difficile. Calava la nebbia e si faceva buio. Cominciò ad incrociare, ogni
tanto, delle macchine e degli autocarri tedeschi. Ne vide fermi sulle piazze dei paesi:
(riga 45) era la divisione in arrivo di cui le aveva parlato Magòn, e lei si sentì ingenuamente
contenta di constatare che i compagni erano molto bene informati.
Andava avanti con stanchezza. Vedeva male la strada e aveva paura di cadere.
Una volta le arrivò addosso all’improvviso il clamore di una colonna di autocarri,
scartò a destra appena in tempo per non essere investita. Fu costretta a scendere a
(riga 50) riposarsi un momento, appoggiata a un muretto. Con quel rumore attorno non era
più buona di proseguire. Gli autocarri passarono; a poco a poco la nebbia e la sera
ricomposero sulla campagna il silenzio lacerato, e parve più fitto e più nero di prima.
Si udì allora un rombo, come una scossa nel cielo: sembrò correre a balzi contro la
valle, si ripeté frantumato e ripercosso dal largo specchio stagnante, morì lentamente
(riga 55) come un tuono d’estate. L’Agnese tese l’orecchio, ma non sentì nessun motore
di aerei: il silenzio era di nuovo vasto e pesante. Montò in bicicletta, spinse sui
pedali, e arrivò ad un villaggio, l’ultimo prima del suo. Le parve di notare una certa
confusione in una autocolonna tedesca, ferma lungo le case. Sembrava che si fosse
messa lì per rimanervi, e che un ordine improvviso la costringesse a ripartire. I soldati
(riga 60) parlavano forte e rimontavano sugli autocarri, col fracasso di tutta la roba che
portavano addosso. Emerse poi la voce di un comandante, con uno di quei gridi rotti,
inumani, invasati, che tutti al mondo riconoscono subito per tedeschi. La colonna si
mise in moto.
L’Agnese era arrivata dove abitavano toni e Mingùcc, i due compagni amici di
(riga 65) Palita. Bussò a una finestra buia, di fianco all’ingresso. Lo fece in maniera particolare,
come le aveva insegnato Magòn, e subito vide Toni che apriva la porta. – Sono
l’Agnese di Palita, – disse. – Mi manda Magòn a dirvi che stiate attenti: i tedeschi
sono tornati e faranno un rastrellamento –. L’uomo chiese: – Hanno già fatto saltare
il ponte, i compagni? Non abbiamo sentito nulla –. Allora l’Agnese capì che cosa era
(riga 70) il rumore di poco prima, e a che cosa avevano contribuito quei pezzi di «roba» quadrata
che aveva portato a Magòn. – L’ho sentito io sulla strada. Sarà circa una mezz’ora.
Deve essere stato un grande scoppio per arrivare così lontano –. Rifiutò di
entrare e si rimise con fatica sulla bicicletta. – Buonanotte, – disse.
Renata Viganò, L’Agnese va a morire, Einaudi, Torino, 1978

In quale momento storico è ambientata la vicenda narrata ?

A Avvento del fascismo .
B Guerre d'Indipendenza del Risorgimento .
C Prima guerra mondiale .
D Seconda guerra mondiale .

A2

Che cosa esprime la frase «che le faceva male la gola» rispetto alla frase precedente «Fino allora era stata così contratta» (righe 3–4) ?

A Una causa (poichè le faceva male la gola) .
B Una conclusione (perciò le faceva male la gola) .
C Una conseguenza (a tal punto che le faceva male la gola) .
D Una spiegazione (infatti le faceva male la gola) .

A3

Nella frase «Chi vi manda ?» (riga 5) , a quale categoria morfologica appartiene vi ?

A Avverbio .
B Preposizione .
C Pronome dimostrativo .
D Pronome personale .

A4

Tra i seguenti , quale non è un significato di «staffetta» (riga 9) ?

A Avvicendamento .
B Portaordini .
C Servitore che aiuta a montare a cavallo reggendo la staffa .
D Veicolo che precede un convoglio .

A5

Tra le seguenti subordinate , quale non è una relativa ?

A «ad indicargliele .» (riga 25) .
B «che stessero in gamba quella notte e l'indomani .» (righe 25–26) .
C «che vide .» (riga 14) .
D «da fare ... .» (riga 24) .

A6

Nel brano come è presentata la protagonista ?

A Ci troviamo di fronte a una donna fragile che si commuove facilmente e non sopporta i disagi .
B E' una donna abituata alla fatica , semplice ma risoluta .
C E' una giovanetta abituata alla fatica , semplice ma risoluta .
D Si tratta di una signora borghese che sopporta eroicamente sforzi a cui non è avvezza .

A7

Per quale motivo Agnese volta la testa alla vista dell'impiccato (righe 33–34) ?

A Cerca di capire se li stanno osservando dalla casa del fascio .
B Non vuole mettersi a piangere di fronte a Magòn .
C Non vuole vedere il corpo del morto .
D Vuole vedere se riesce a riconoscere il morto .

A8

Che complemento è «di freddo» (riga 40) ?

A Causa .
B Causa efficiente .
C Mezzo .
D Modo .

A9

Che complemento è «delle macchine» (riga 44) ?

A Oggetto .
B Partitivo .
C Soggetto .
D Specificazione .

A10

Quale particolarità ha la frase «e si faceva buio» (riga 43) ?

A E' di tipo nominale .
B Il soggetto «buio» è posto dopo il verbo .
C Il soggettoè sottinteso .
D Manca del soggetto (verbo impersonale) .

A11

Nel contesto del racconto , che cosa significa «rotti» (riga 61) ?

A Brevi e deboli .
B Forti e prolungati .
C Scomposti e interrotti .
D Terrorizzati .

A12

Tra le seguenti , quale frase non contiene una subordinata ?

A Girando all'esterno del paese , arrivò alla casa rossa (riga 1) .
B Hanno già fatto saltare il ponte , i compagni ? (righe 78–79) .
C Le parve di notare una certa confusione in una autocolonna tedesca , ferma lungo le case . (righe 57–58) .
D Poteva accadere che i tedeschi facessero nella zona un largo rastrellamento . (righe 26–27) .



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