Italiano [26]

A1

Le parole e le cose
Le cose di per sé non hanno nessun nome. Sono gli uomini che hanno dato e
continuano a dare i nomi ad esse. Di solito non ci accorgiamo di questa verità
perché siamo molto abituati a chiamare ogni cosa con un certo nome. È tanto forte
l'abitudine di chiamare il cane col nome di cane, che quell'animale ci sembra che
(riga 5) debba chiamarsi così. Eppure, lo stesso cane in spagnolo si chiama perro, in
francese chien, in inglese dog, in tedesco Hund…; quale sarebbe allora il «vero»
nome del cane? Evidentemente nessuno; oppure dobbiamo dire che i «veri» nomi
del cane sono tutti quelli usati nelle varie lingue.
Gli uomini cominciarono a dare i nomi alle cose nella notte dei tempi, con
(riga 10) sistemi che ignoriamo totalmente. Ogni tribù avrà avuto i suoi motivi per dare al
cane, al sole, all'albero e a tutto ciò che vedeva e immaginava certi nomi, che
furono diversi da quelli dati da altre tribù. Noi oggi non conosciamo più quei
motivi; accettiamo e usiamo le parole così come ci sono arrivate. Su di noi, invece,
influisce molto l'abitudine. È questa che ci fa sentire i nomi strettamente legati alle
(riga 15) cose, concrete o astratte che siano.
Qualche esempio, a questo punto, può far capire meglio tutto il discorso. La
cioccolata potrebbe essere chiamata con un altro nome qualsiasi continuando a
restare quella che è; ma siccome siamo abituati a chiamarla cioccolata, quando
pronunciamo questo nome abbiamo subito un'idea precisa di quella cosa e magari
(riga 20) sentiamo anche l'acquolina in bocca! Allo stesso modo, se una persona ha paura
dei cani (magari perché è stato morso una volta), al grido di attento al cane! farà
un salto di spavento: la parola cane, che pure potrebbe essere sostituita da un'altra,
in lui produce ormai quell'effetto.
Le parole, anche se sono nate per caso, possono dunque suggestionare la
(riga 25) nostra mente e i nostri sensi: e proprio per effetto di questa suggestione noi
impariamo facilmente le parole e ci abituiamo ad usare la lingua con prontezza ed
efficacia.
Alcune parole, per la verità, non ci sembrano formate proprio a caso. Ad
esempio, rimbombo, ùlulo, scricchiolìo, abbaiare, miagolare, tintinnare sono
(riga 30) parole che chiaramente imitano un suono o un rumore esterno. Eppure, anche
queste parole sono diverse da una lingua all'altra: gli studiosi che si sono occupati
attentamente di questo fenomeno, hanno notato che per gli Italiani il gallo fa
chicchirichì e l'oca qua-qua; mentre per i Francesi il gallo fa cocoricò e l'oca
muàc-muàc o cuèn-cuèn; per gli Italiani lo sparo faceva pum e il bussare toc-toc,
(riga 35) ma da quando si sono diffusi i fumetti, soprattutto Topolino che viene
dall'America, lo sparo fa bang e il bussare fa knock, perché gli Inglesi e gli
Americani riproducono così questi rumori.
Gli uomini, a quanto pare, hanno una sensazione diversa perfino dei rumori
che colpiscono le loro orecchie. Questo conferma che le cose sono quello che sono
(riga 40) e che noi cerchiamo di dare ad esse dei nomi secondo le nostre impressioni. Ma
certo la stragrande maggioranza delle parole che oggi usiamo (del tipo sole, cane,
strada, alto, bello, coraggio, attenzione, perché, sì, no
), per noi non imitano
proprio nulla. Se queste parole ci sembrano così adatte a esprimere quei concetti
questo è dovuto solo all'abitudine. Il chiamare una cosa sempre con quel nome ci
(riga 45) fa sentire nel nome quasi la "presenza" della cosa stessa.
da: F. Sabatini, La lingua e il nostro mondo, Torino, Loescher, 1978, pp. 25-26

Quale delle seguenti forme si può sostituire al termine eppure nella frase : «Eppure, lo stesso cane in spagnolo si chiama perro...» (riga 5) ?

A Insomma .
B Anzi .
C Invece .
D Comunque .

A2

Che cosa significa l’espressione «nella notte dei tempi» (riga 9) ?

A Nei così detti “secoli bui”, durante il medioevo .
B In tempi antichissimi, agli inizi della storia dell’uomo .
C In tempi oscuri perché gli uomini vivevano nelle caverne .
D Prima della glaciazione, quando il sole brillava meno chiaramente .

A3

Qual è il valore del gerundio continuando, nella frase: «La cioccolata potrebbe essere chiamata con un altro nome qualsiasi continuando a restare quella che è» (righe 16-18) ?

A Causale: “… visto che continuerebbe a restare quella che è” .
B Consecutivo: “… quindi continuerebbe a restare quella che è” .
C Oppositivo: “… invece continuerebbe a restare quella che è” .
D Concessivo: “… nonostante ciò continuerebbe a restare quella che è” .

A4

Quanti esempi vengono presentati nel terzo capoverso (righe 16-23) ?

A Uno .
B Due .
C Tre .
D Quattro .

A5

Che tipo di proposizione è «che pure potrebbe essere sostituita da un’altra» (riga 22) ?

A Oggettiva .
B Consecutiva .
C Relativa .
D Ipotetica .

A6

Quale altra parola può stare al posto di pure in : «la parola cane, che pure potrebbe essere sostituita da un'altra» (riga 22) ?

A Tuttavia .
B Quindi .
C Infatti .
D Invece .

A7

Quale significato assume il termine suggestionare alla riga 24 ?

A Stupire .
B Suggerire .
C Influenzare .
D Persuadere .

A8

Qual è il significato di «chiaramente» nella frase: «… rimbombo, ùlulo, scricchiolìo, abbaiare, miagolare, tintinnare sono parole che chiaramente imitano un suono o un rumore esterno» (righe 28-30) ?

A Alcune parole indicano la cosa con maggiore chiarezza di altre .
B È chiaro che alcune parole imitano un suono o un rumore esterno .
C Alcune parole permettono, grazie alla loro chiarezza, di risalire immediatamente al loro significato .
D È chiaro a chi ascolta alcune parole, quale sia il rumore da esse imitato .

A9

Quale delle seguenti frasi riassume l’idea principale del quinto capoverso (righe28-37) ?

A I Francesi riproducono diversamente dagli Italiani i suoni legati aiversi degli animali .
B Alcune parole riproducono i suoni, per cui differiscono poco da una lingua all’altra .
C Anche le parole che riproducono i suoni differiscono da una lingua all’altra .
D Le parole che riproducono suoni non vengono tradotte, ma riprese così come sono .

A10

Che cosa significa il termine sensazione alla riga 38 ?

A Coscienza .
B Presentimento .
C Sentimento .
D Percezione .

A11

Qual è il soggetto di «ci fa sentire» (righe 44-45) ?

A Il chiamare una cosa .
B Noi .
C Quel nome .
D La "presenza" della stessa cosa .

A12

Il titolo del testo è «Le parole e le cose»: quale senso assume la congiunzione e ?

A È una semplice aggiunta (come in : comprerà pesche e albicocche) .
B Genera un’opposizione (come in : guerra e pace) .
C Crea una successione temporale (come in : ha fatto una buona cena e un lungo sonno) .
D Instaura una relazione fra due elementi (come in : gli uomini e le loro abitudini) .

A13

Che tipo di rapporto, secondo l’autore, lega nella maggior parte dei casi le parole alle cose ?

Un rapporto…

A arbitrario: sono stati e sono gli uomini ad attribuire i nomi alle cose .
B naturale: le parole definiscono chiaramente le cose .
C arbitrario: non tutte le parole definiscono con chiarezza le cose .
D naturale: le cose si chiamano come si chiamano .



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