A1
Noi diamo
per scontato che qualsiasi progresso tecnologico sia, per
definizione, un progresso. Sì e no. Dipende da cosa intendiamo
per
progresso. Di per sé, progredire è solo un «andare avanti» che
comporta
un aumento. E non è detto che questo aumento debba essere positivo.
(riga 5) Anche di un tumore si può dire che è in progresso; e
in questo caso quel
che aumenta è un male, una malattia. In molti contesti, allora,
la nozione
di progresso è neutra. Ma in riferimento al progredire della storia
la
nozione di progresso è positiva. Per l’Illuminismo, e ancor oggi
per noi,
progresso è una crescita di civiltà, un aumento in meglio, un
(riga 10) miglioramento. E quando la televisione viene dichiarata
un progresso, il
sottinteso è che si tratti di una crescita «buona».
Attenzione: qui non stiamo parlando del progresso della televisione
(della sua crescita), ma di una televisione che produce progresso.
Seconda
avvertenza: un miglioramento che sia soltanto quantitativo non
è di per sé
(riga 15) un miglioramento; è soltanto una estensione, una maggiore
grandezza o
inclusione. Il progresso di una epidemia, e cioè la sua diffusione,
non è –
per così dire – un progresso che aiuta il progresso. L’avvertenza
è,
dunque, che un aumento quantitativo non migliora nulla se non
è
accompagnato da un progresso sostanziale. Il che equivale a dire
che un
(riga 20) aumento quantitativo non è un progresso qualitativo,
e cioè un progresso
nel senso positivo e apprezzativo del termine.
E mentre un progresso qualitativo può fare a meno dell’aumento
quantitativo (e cioè restare nell’ambito dei pochi), non è vero
il contrario:
la diffusione in estensione di qualcosa è progresso solo se il
contenuto di
(riga 25) quella diffusione è positivo, o quantomeno non dà perdita,
se non è in
perdita.
Ciò premesso e chiarito, la domanda è: in quale senso la televisione
è
«progressiva», nel senso che migliora uno stato di cose preesistente?
È
una domanda alla quale si deve rispondere distinguendo. La televisione
fa
(riga 30) bene e fa male, aiuta e danneggia. Non deve essere esaltata
in blocco, ma
nemmeno può essere condannata indiscriminatamente.
In grandi linee (vedremo particolareggiatamente procedendo), è
sicuro che la televisione svaga e diverte: l’homo ludens,
l’uomo come
animale giocoso, che ama giocare, non è mai stato tanto accontentato
e
(riga 35) gratificato in tutta la sua storia. Ma questo dato positivo
riguarda la
«televisione spettacolo». E se la televisione trasforma tutto
in spettacolo,
allora la valutazione cambia.
Una seconda generalizzazione è questa: è sicuro che la televisione
«risveglia». In parte lo ha già fatto la radio; ma l’effetto svegliante
della
(riga 40) televisione è dirompente e anche diverso. Svegliare
con la parola (la
radio) è piccola cosa rispetto a un risveglio dato dalla visibilità
di tutto il
mondo reso potenzialmente visibile nelle case di tutti. Fino al
XX secolo,
i tre quarti dei viventi erano chiusi e addormentati nei loro
villaggi (al
massimo, in piccole città). Ora siamo tutti, in quasi sei miliardi,
svegliati
(riga 45) o svegliabili. È uno smottamento colossale, del quale
non possiamo
ancora soppesare l’impatto dirompente. Al momento, comunque, è
sicuro
che un risveglio è apertura al progresso nella accezione illuministica
del
termine. Per contro, è altrettanto sicuro che a fronte di questi
progressi sta
un fondamentale regresso: l’impoverimento del capire
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da:
G. Sartori, Homo videns. Televisione e post–pensiero , Roma-Bari
, Laterza , 1997 , pp. 19-20 |
Rileggi
le righe 1-7 . Con quale delle seguenti espressioni può essere sostituito
l’avverbio allora nella frase : “In molti contesti , allora ,
la nozione di progresso è neutra” (righe 6-7) ?
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