A1
Sull’argilla
nasce la scrittura |
Tra il 5000
e il 4000 a.C., mentre l’Egitto si attardava in una fase preistorica,
nella regione corrispondente all’attuale Iraq meridionale tra
i fiumi Tigri ed
Eufrate, si erano stabiliti i Sumeri, popolo la cui provenienza
ci è ignota; ad essi
si attribuisce l’invenzione della scrittura.
(riga 5) Per avere un’idea della portata rivoluzionaria di questa
invenzione basti
pensare che la maggior parte delle lingue parlate nel mondo, in
un passato
neppure tanto remoto, non sono mai state scritte, e che la scrittura,
lungi
dall’essere un fatto naturale come può sembrare a noi, è invece
il prodotto diretto
di certe civiltà soltanto, quelle urbane. Le città egizie, quelle
dell’Indo e quelle
(riga 10) del Fiume Giallo fino alle lontane città maya, tutte
ebbero la scrittura.
Quella sumerica era una civiltà già pienamente urbana, organizzata
in piccole
città-stato ognuna con un potere fortemente centralizzato; le
fonti di
sostentamento erano rappresentate dalla coltivazione di cereali
e
dall’allevamento di bestiame, soprattutto ovino.
(riga 15) Regione povera di materie prime la Mesopotamia aveva
come unica
ricchezza l’argilla, presente ovunque. Insieme all’acqua, sfruttata
con canali
artificiali per l’irrigazione, l’argilla costituì la base della
ricchezza agricola e
insieme il materiale fondamentale della vita quotidiana per le
costruzioni, il
vasellame e anche come supporto della scrittura.
(riga 20) Già le prime comunità attestate in Mesopotamia dal VI
millennio avevano
scoperto l’argilla come mezzo di espressione e lo dimostrano le
ceramiche
dipinte portate alla luce dagli scavi archeologici: l’argilla
essiccata al sole o cotta
nelle fornaci giocò un ruolo decisivo nella nascita della scrittura.
[...]
Alla scrittura si arrivò per motivi essenzialmente economici;
i prodotti della
(riga 25) terra venivano messi in circolazione e gran parte di
essi finiva come tributo al
dio della città. Ecco quindi sorgere la necessità di un sistema
di controllo e di
contabilità, che fu gestito dalla potente casta dei sacerdoti.
Non si veda però, in queste esigenze amministrative, la banalizzazione
di una
delle più grandi creazioni dell'uomo.
(riga 30) I primi scribi sumerici avevano ben chiaro in mente
il problema del
trasferimento del pensiero nella nuova dimensione dello scritto,
e del
conseguente mutamento radicale del messaggio trasmesso, che veniva
a perdere
ogni discrezionalità per acquistare invece chiarezza e durata.
[...]
Le prime testimonianze di scrittura sono le cosiddette tavolette
provenienti
(riga 35) dalla città di Uruk e datate verso il 3300 a.C.: sono
piccoli pani d’argilla, di
forma approssimativamente rettangolare, dalla superficie convessa,
che recano
incise immagini molto semplificate di animali, utensili, piante,
chiamate
«pittogrammi», e dei segni astratti molto più numerosi che sono
stati interpretati
come numeri.
(riga 40) L’uso dei pittogrammi costituì il primo tentativo sistematico
di fissare il
linguaggio, ma era ancora un uso troppo limitato; in questo modo
infatti si
potevano rappresentare degli oggetti concreti, ma non rendere
l’articolazione
della frase. Dato che il loro codice era conosciuto soltanto da
chi era già al
corrente di cosa i disegni raffigurassero, le tavolette di Uruk
non sono state
(riga 45) completamente decifrate.
Nel giro di trecento anni però in Mesopotamia si compì, almeno
parzialmente, il passo successivo: il segno invece di indicare
un oggetto passò ad
indicare un suono, rendendo così possibile alla scrittura esprimere
la lingua con
le relazioni delle parole fra di loro [...].
(riga 50) Il sumerico non raggiunse quindi mai lo stadio finale
della scrittura, cioè la
creazione di un alfabeto (non elaborarono dei segni distinti per
ciascuna vocale e
consonante).
|
da:
G. Giovannini , Dalla selce al silicio . Storia della comunicazione
e dei mass media , Milano , Libri Scheiwiller , 2003 , pp. 22-24 |
Dove ha
avuto luogo la nascita della scrittura ?
|