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Europa
in bici: questo sì è viaggiare |
Anche a proposito
di viaggi e turismo i luoghi comuni e gli
stereotipi abbondano. Tra i più ricorrenti vi è l’idea che il
mondo
sia ormai tutto conosciuto e percorso, e che perciò il turista
sia
simile al detenuto che coi suoi passi misura la cella che
(riga 5) l’imprigiona; altri lamentano che i luoghi e i popoli
diventano
sempre più uguali, vanificando così l’impulso fondamentale d’ogni
viaggio, la ricerca e il gusto di ciò che è diverso e lontano.
Naturalmente vi è in tutto questo un fondo di verità, ma certo
vi è
anche molta esagerazione. Io credo – e la sua* esperienza di ciclo-
(riga 10) turista lo conferma – che viaggiare sia ancora possibile,
proficuo,
appassionante, e anche senza spingersi troppo lontano.
Forse, come punto di partenza, dovremmo interrogarci sulla
reale natura di quell’incerta figura ch’è il viaggiatore: il viaggiatore
si colloca in una dimensione intermedia tra l’esploratore, che
(riga 15) ricerca luoghi completamente sconosciuti, e il turista
massificato,
che pratica il turismo come un obbligo sociale, ossequiente al
dettato della pubblicità, docile osservatore di tutte le attrazioni
artificiali predisposte dall’industria turistica, vittima predestinata
di
animatori iperattivi.
(riga 20) Viaggiare è difficile (lo è sempre stato); come recita
un altro
luogo comune – ma questa volta con molte ragioni – è un’arte.
Il
viaggio ha i suoi modi e tempi, diversi per ognuno. La scelta
del
mezzo di trasporto, ad esempio, influenza profondamente la
percezione dei luoghi e delle persone: non sempre il più veloce
è
(riga 25) anche il migliore. Lo stesso vale per l’alloggio: un
grande albergo,
per quanto comodo, può comportare una spiacevole separazione
dagli abitanti del luogo visitato; un bed & breakfast
potrebbe
rivelarsi assai più interessante.
Un viaggio richiede curiosità, apertura mentale, spirito
(riga 30) d’iniziativa: tutte qualità che non possono essere delegate
ad altri,
anche se naturalmente non c’è nulla di male nel ricorrere ai servizi
dell’industria turistica più qualificata.
Viaggiare implica una consapevole distinzione tra tempo del
lavoro e tempo libero: il viaggio per sua natura è soprattutto
un
(riga 35) momento di crescita e di completamento, non può essere
la valvola
di sfogo per le tensioni accumulate durante l’anno. Se problemi
familiari e di lavoro irrisolti ci assillano, improbabili fughe
esotiche
serviranno a ben poco. Viaggiare richiede soprattutto tempo: i
viaggi compiuti a ritmi incalzanti sono inutili quanto faticosi,
e
(riga 40) regalano soltanto un penoso senso di stordimento. Meglio
lasciare
ad altri le collezioni di mete e timbri sul passaporto: viaggiare
è
anche ritornare nei luoghi già visitati, per scoprire quanto e
come
sono cambiati dalla nostra ultima visita, ma anche per misurare
quanto siamo noi stessi a essere ormai irrimediabilmente diversi
da
(riga 45) quelli d’un tempo.
Dimentichi* i last minute: ogni viaggio richiede una
preparazione, dev’essere pensato e progettato, lasciando però
anche
spazio all’ispirazione del momento, a tutti quegli avvenimenti
imprevisti che spesso si rivelano più importanti di ciò per cui
(riga 50) eravamo partiti. Una volta compiuto, non dev’essere
ostentato agli
amici come uno status symbol (le diapositive!), quanto
piuttosto
pienamente assimilato e fatto proprio, ricordando, approfondendo
le
conoscenze sui luoghi visti, mantenendo contatti con le persone
incontrate.
(riga 55) Anche se il turismo è oggi la prima industria del mondo,
il
viaggio non è una merce; e anche se richiede a volte grandi fatiche
fisiche, viaggiare è prima di tutto un’esperienza morale e
intellettuale, un diverso modo di guardare il mondo: ecco perché
molte volte la domenica, oppure d’agosto, guardiamo i luoghi
(riga 60) abituali con uno sguardo più disteso e riposato rispetto
a quando le
preoccupazioni della giornata incombono, e ne scopriamo aspetti
che sino ad allora ci erano sfuggiti.
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* Il
testo nasce come risposta ad un ciclo-turista che aveva raccontato
le proprie esperienze di viaggio in Europa, definendo l’uso della
bicicletta come uno dei modi migliori per «viaggiare a occhi aperti». |
da:
C. Visentin, Europa in bici: questo sì è viaggiare, in «Il Sole
24 Ore», 13 agosto 2000 |
Qual è
il significato di stereotipi (riga 2) ?
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