Italiano [44]
A1

 
Il dono
Quanti giorni, si chiese, era rimasta così, a osservare l’acqua scura e fredda salire
poco a poco sulla scogliera che svaniva? A stento ricordava l’inizio della pioggia, che
era arrivata attraverso la palude, da sud, battendo contro la casa. Poi il fiume aveva
cominciato a crescere, dapprima lentamente, finché si era arrestato per cambiare
(riga 5) direzione. Ora dopo ora si era insinuato nelle piccole insenature e nei rigagnoli per
riversarsi nei punti più bassi. Durante la notte, mentre dormiva, il fiume aveva invaso
la strada e l’aveva circondata, e così ora era lì seduta tutta sola. La sua barca era stata
portata via e la casa era come aggrappata in cima alla scogliera. Adesso l’acqua arrivava
addirittura alle tavole incatramate dei sostegni. E continuava a salire.
(riga 10) Fino a dove arrivava il suo sguardo, alla cima degli alberi dove prima c’era la riva
opposta, la palude era un mare deserto, inondato da distese di pioggia, nella cui
vastità si perdeva il fiume. La casa con le fondamenta galleggianti era stata costruita
proprio per far fronte ad alluvioni del genere, se mai se ne fosse verificata una, ma
adesso era vecchia. Forse le assi sottostanti erano addirittura marcite. Forse il cavo
(riga 15) che ormeggiava la casa alla grande quercia si sarebbe spezzato, lasciandola in balia
della corrente, come era accaduto alla barca.
Nessuno sarebbe potuto venire adesso. Poteva urlare ma non sarebbe servito a nulla,
nessuno l’avrebbe sentita. Qua e là per la palude, altri stavano lottando per salvare
quel poco che si poteva salvare, forse la loro stessa vita. Aveva visto passare una casa:
(riga 20) galleggiava così in silenzio che sembrava di essere a un funerale. Vedendola, aveva
pensato di sapere a chi appartenesse. Era stato doloroso vederla andare alla deriva,
ma i proprietari dovevano essersi rifugiati altrove, in alto. Poi, mentre la pioggia e
l’oscurità si stavano facendo largo, aveva udito un puma urlare più a monte.
Ora la casa sembrava tremare attorno a lei come qualcosa di vivo. Allungò una
(riga 25) mano per afferrare una lampada che stava per cadere dal tavolino accanto al letto
e se la mise tra i piedi per tenerla ferma. Poi, scricchiolando e gemendo per lo
sforzo, la casa si divincolò dal terreno argilloso, cominciò a galleggiare liberamente,
ondeggiando come un tappo di sughero, e si mosse trascinata dal fiume. Si aggrappò
al bordo del letto. Dondolando in qua e in là, la casa tese gli ormeggi. Ci fu un
(riga 30) sobbalzo e un lamento di vecchie travi e poi un silenzio. Lentamente, la corrente
liberò la casa e la riportò indietro, facendola urtare contro la scogliera. Trattenne
il respiro e restò seduta un bel po’, lasciandosi cullare dal lento dondolio. Il buio
filtrava attraverso la pioggia incessante e lei si addormentò aggrappata al letto, la
testa appoggiata sulle braccia.
(riga 35) A un certo punto, in piena notte, un urlo la svegliò, un suono così angosciato che
la fece balzare dal letto prima ancora che si svegliasse. Sentiva qualcosa muoversi,
qualcosa di grande, che produceva un rumore di raschiamento, di sfregamento.
Poteva essere un’altra casa. Poi urtò la sua abitazione, non di fronte, ma di striscio,
scivolando lungo la facciata. Era un albero. Sentiva i rami e le foglie staccarsi e allontanarsi,
(riga 40) trascinati dalla corrente, lasciando solo la pioggia e lo sciabordio dell’acqua,
suoni così costanti ormai da sembrare parte del silenzio. Rannicchiata sul letto, si era
quasi riaddormentata quando ci fu un altro urto, questa volta così vicino che avrebbe
potuto provenire dalla stanza stessa. Fissando nel buio, si tese sul letto finché la
sua mano sentì la canna fredda del fucile. Accovacciata sul cuscino, cullava l’arma tra
(riga 45) le ginocchia. “Chi va là?” gridò.
La risposta fu un urlo ripetuto, ma meno stridulo, stanco, e poi il silenzio l’avvolse. Si
schiacciò contro il letto. Qualsiasi cosa fosse, lo sentiva muoversi sulla veranda. Alcune
assi cigolarono e ci fu un rumore di oggetti rovesciati. Sentì graffiare alla parete
come se qualcosa stesse per aprirsi un varco. Adesso sapeva che cosa era: un grosso
(riga 50) felino, lasciato lì dall’albero sradicato che l’aveva superata. Era giunto con l’alluvione,
come un dono. Inconsciamente, premette la mano contro il volto e lungo il collo
teso. Il fucile oscillava tra le sue ginocchia. Non aveva mai visto un puma in vita sua.
Ne aveva sentito parlare da altri e aveva udito i loro lamenti, come di sofferenza, da
lontano. Il felino graffiò ancora la parete, facendo vibrare la finestra vicino alla porta.
(riga 55) Fino a quando avrebbe fatto la guardia alla finestra, mantenendolo intrappolato tra
la parete e l’acqua, in gabbia, sarebbe stata al sicuro. Fuori, l’animale smise di graffiare
con gli artigli la rete arrugginita davanti alla porta. Di tanto in tanto, guaiva e
ringhiava.
Quando finalmente attraverso la pioggia cominciò a filtrare la luce, che sopraggiungeva
(riga 60) come un altro tipo di buio, lei era ancora seduta sul letto, tesa e fredda. Le sue
braccia, abituate a remare sul fiume, le facevano male per via della tensione con cui
teneva il fucile. Aveva a malapena osato muoversi, per paura che un qualsiasi rumore
potesse aizzare il felino. Rigida, oscillava con il movimento della casa. La pioggia
continuava a cadere, interminabile. Attraverso la luce grigia, finalmente, riuscì a
(riga 65) vedere la superficie dell’acqua punteggiata dalla pioggia e più lontano la sagoma
annebbiata delle cime degli alberi sommersi.
Il felino era immobile, adesso. Forse se ne era andato. Poggiando il fucile, scivolò
fuori dal letto e si avvicinò alla finestra senza fare rumore. Era ancora lì, accovacciato
sul bordo della veranda, intento a fissare la quercia, l’ormeggio della casa, come per
(riga 70) valutare la possibilità di saltare su un ramo sporgente. Non faceva più così paura
adesso che riusciva a vederlo, il pelo ruvido arruffato, i fianchi tirati in cui si intravedevano
le costole. Sarebbe stato facile sparargli, lì accovacciato, con la lunga coda che
mi muoveva avanti e indietro. Stava indietreggiando per prendere il fucile quando
il puma si voltò. Quindi, senza nessun avvertimento, nessun movimento né contrazione
(riga 75) dei muscoli, si scagliò contro la finestra, mandando in frantumi un vetro. Lei
cadde indietro reprimendo un urlo e, afferrando il fucile, sparò contro la fin
Non riusciva a vedere il puma adesso, ma aveva mancato il colpo. Il felino ricominciò
a passeggiare. Lei riusciva a intravedere la sua testa e l’arco della schiena che passava
davanti alla finestra.
(riga 80) Tremante, indietreggiò fino al letto e si stese. Il suono costante e cullante del fiume
e della pioggia, il freddo penetrante la distoglievano dal suo scopo. Osservava la
finestra e teneva pronta l’arma. Dopo aver atteso a lungo, andò di nuovo a vedere.
Il puma si era addormentato, con la testa sulle zampe, come un gatto. Per la prima
volta da quando aveva cominciato a piovere, aveva voglia di piangere, per se stessa,
(riga 85) per tutti, per tutto ciò che era stato allagato. Scivolò sul letto e si tirò la coperta attorno
alle spalle. Sarebbe dovuta uscire quando ancora poteva farlo, quando le strade
erano ancora libere o prima che la barca fosse stata trascinata via. Oscillando avanti
e indietro con il dondolio della casa, una fitta allo stomaco le ricordò che non aveva
mangiato. Non ricordava da quando. Come il felino, anche lei stava morendo di
(riga 90) fame. Andò in cucina e accese un fuoco con i pochi legni rimasti. Se l’alluvione fosse
durata, avrebbe dovuto bruciare la sedia, forse persino il tavolo. Prese un resto di
prosciutto affumicato appeso al soffitto, tagliò alcune fette spesse della carne rossa
ormai imbrunita e le mise in una casseruola. Il profumo della carne che friggeva le

fece venire le vertigini. C’erano dei biscotti stantii rimasti dall’ultima volta che aveva
(riga 95) cucinato e poteva farsi un caffè. L’acqua non mancava.
Mentre stava cucinando, si dimenticò quasi del felino finché questi non uggiolò. Anche
lui era affamato. “Lasciami mangiare” disse rivolta a lui, “e poi mi occuperò di te.”
E rise tra sé e sé. Quando appese il resto di prosciutto al suo chiodo, il felino emise
un profondo brontolio che le fece tremare la mano.
(riga 100) Dopo mangiato, ritornò fino al letto e afferrò il fucile. La casa era salita così in alto
adesso che non sfiorava più lo scoglio quando la corrente la trascinava indietro. Il
cibo l’aveva riscaldata. Poteva sbarazzarsi del felino fintanto che la luce penetrava
tra la pioggia. Avanzò lentamente fino alla finestra. Era ancora lì e, miagolante, iniziava
a girare sulla veranda. Lo osservò a lungo, senza timore. Poi senza riflettere su
(riga 105) ciò che stava facendo, pose l’arma da parte, girò rapidamente attorno al letto ed
entrò in cucina. Dietro a lei, il felino si muoveva, agitato. Prese il resto di prosciutto
e, camminando sul pavimento ondeggiante, ritornò verso la finestra e lo buttò fuori
attraverso il vetro rotto. Dall’altro lato ci fu un ringhio affamato e qualcosa di simile a
una scossa passò dall’animale a lei. Sbalordita per ciò che aveva fatto, ritornò a letto.
(riga 110) Sentiva il puma azzannare la carne. La casa ondeggiava attorno a lei.
Al successivo risveglio, capì subito che tutto era cambiato. La pioggia era cessata.
Cercò di riconoscere il movimento della casa, ma questa non ondeggiava più
sull’acqua. Aprendo la porta, vide attraverso la rete lacera un mondo diverso. La casa
era poggiata sulla scogliera, com’era sempre stata. Pochi metri più in basso, il fiume
(riga 115) ancora scorreva in piena, ma non copriva più la breve distanza che separava la casa
dalla quercia. E il felino se n’era andato. C’erano delle orme che si facevano strada
dalla veranda alla quercia e poi continuavano nella palude, dove scomparivano nel
morbido fango. E lì sulla veranda, rosicchiato fino a risultare bianchissimo, stava ciò
che rimaneva del prosciutto.
L. Dollarhide, The gift, in D. Abbot, Mississippi, Writers, vol. 1, University Press of Mississippi, Jackson

L’incipit del racconto presenta la donna in una situazione particolare.
Quale?

A Rassegnata e sola .
B Preoccupata per l'animale feroce che sente .
C Con la propria casa circondata dall'inondazione .
D Il fiume ha spazzato via la sua casa .
A2

Alla riga 4 , lentamente è un avverbio :

A Di quantità .
B Di luogo .
C Di giudizio .
D Di modo .

A3

Alla riga 5, nell’espressione "Si era insinuato nelle piccole insenature e nei rigagnoli" i termini evidenziati sono complementi di :

A Stato di luogo .
B Moto a luogo .
C Moto da luogo .
D Moto per luogo .

A4

Perché, secondo te, la donna non abbandona la casa ?

A Perché era talmente affezionata da non volerla lasciare .
B Perché il fiume l’aveva invasa mentre lei dormiva e non ha fatto in tempo a scappare .
C Perché non aveva neppure la barca .
D Perché non sapeva dove andare .

A5

Nell’espressione "era stato doloroso vederla andare alla deriva" , chi sta andando alla deriva ?
A chi si riferisce il pronome la ?

A Alla propria casa .
B Alla quercia .
C Alla barca .
D A un’altra abitazione .

A6

"Poi scricchiolando e gemendo per lo sforzo, la casa si divincolò…" (righe 26 e 27) .
Che cosa succede alla casa a questo punto ?

A Si sfascia .
B Comincia a galleggiare .
C Si scontra con la quercia .
D Cala a picco .

A7

"In piena notte, un urlo la svegliò" (riga 35) .
Chi si muove e urla nella notte ?

A La forza del fiume .
B Un’altra casa che si scontra addosso alla sua .
C Un albero che sbatte contro la casa .
D Un animale feroce .

A8

"Era giunto con l’alluvione, come un dono" (righe 50 e 51) .
Perché la donna considera il puma come un dono ?

A Perché la donna non lo ammazza ed esso non la aggredisce .
B Perché dopo avergli dato da mangiare la situazione ritorna alla normalità .
C Perché l’animale la fece sentire meno sola .
D Perché il puma era come un grosso gattone che non le faceva paura .

A9

Perché secondo te , il racconto si chiude con l’immagine del prosciutto rosicchiato fino all’osso ?

A Perché l’osso del prosciutto è come un dono, rappresenta la salvezza della donna .
B Perché sta a dimostrare che il puma era affamato .
C Perché era la prova che il puma era reale e non immaginario .
D Perché l’osso rappresenta in un certo senso il ringraziamento conclusivo dell’animale .

B1

Conoscenze grammaticali
Quale delle seguenti frasi contiene un errore di ortografia ?

A Il cuoco è un uomo marocchino .
B Leggi sempre il quotidiano ?
C Il mio tacquino è pieno di impegni .
D Ha un quoziente intellettivo elevato .

B2

Nella frase : "Quei ragazzi amici di Piero , ci hanno invitati alla loro festa" , a quale categoria morfologica appartiene la particella ci ?

A Avverbio di luogo .
B Pronome dimostrativo .
C Pronome personale .
D Pronome riflessivo .

B3

Nella frase "Il cesto è molto capiente" , l’espressione sottolineata è :

A Attributo del soggetto .
B Nome del predicato .
C Complemento di modo .
D Complemento predicativo .

B4

Trascrivi nei rettangoli i tre pronomi contenuti nella seguente frase :
Mi è sembrato che suo fratello , sebbene lo abbia incontrato poche volte , fosse più simpatico del mio .

Risposta a. : .

Risposta b. :
.

Risposta c. :
.

B5

Nella frase : "Marco si è vergognato della sua ragazza" , il si svolge la funzione di :

A Si passivante .
B Si impersonale .
C Si riflessivo apparente .
D Si riflessivo pronominale .

B6

Nella seguente frase : "Noi fummo amati tanto dai nostri nonni" , il verbo evidenziato è :

A Indicativo trapassato remoto attivo .
B Indicativo trapassato remoto passivo .
C Congiuntivo passato passivo .
D Indicativo passato remoto passivo .

B7

Nella frase : "Antonio da bambino era terribile" , l’espressione evidenziata svolge la funzione sintattica di :

A Complemento di tempo determinato .
B Apposizione .
C Complemento di agente .
D Complemento di causa efficiente .

B8

In quale delle seguenti frasi vi è un complemento di moto da luogo ?

A Vado da Mario .
B Proviene dal Brasile .
C Torna oggi dalla Spagna .
D Sono da mia madre .

B9

Quale dei seguenti modi dei verbi è un modo indefinito ?

A Imperativo .
B Indicativo .
C Participio .
D Congiuntivo .

B10

Nel seguente periodo : "Mi pregò di non fare tardi" , la proposizione evidenziata è implicita .
Quale delle seguenti trasformazioni esplicite è esatta ?

A Mi pregò che non facevo tardi .
B Mi pregò affinché non facessi tardi .
C Mi pregò poiché non facevo tardi .
D Mi pregò per non fare tardi .

B11

"Prese il resto del prosciutto e camminando sul pavimento ondeggiante , ritornò…" .
In questo testo vi sono due subordinate implicite .
Riportale direttamente in forma esplicita negli rettangoli sottostanti .

Risposta a. : .

Risposta b. :
.



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