A1
Un giorno,
un giovane varcò la porta di pietra del palazzo del governatore
di Milano. Subito
gli si fece incontro un usciere alto tre metri che gli disse bruscamente:
«Cosa cerca?»
«Cerco te,» rispose il giovane, che era biondo e aveva la cravatta
a farfalla.
«Ehmmm…» disse imbarazzato l’usciere. «E perché mi cerca?»
(riga 5) «Per conoscere la strada che va al governatore di Milano,»
rispose il giovane con la
cravatta a farfalla e le scarpe color giallo-zafferano.
L’usciere, tutto gentile, gli spiegò quali e quanti corridoi doveva
percorrere. Il giovani
li percorse e si trovò davanti ad una porta di legno di noce.
Bussò, e un vigile alto due
metri gli aprì la porta, chiedendo con tono deciso: «Cosa vuole?»
(riga 10) «Voglio te,» rispose il giovane con le scarpe gialle
e la giacchetta rosso-papavero. Il
vigile diventò rosso anche lui e balbettò: «E p… perché m… mi
vuole?»
«Per poter entrare negli uffici del governatore di Milano,» disse
il giovane con la
giacchetta rossa e i pantaloni azzurri come il cielo.
Il vigile fece un piccolo inchino e lo condusse attraverso una
grande sala dipinta di
(riga 15) battaglie fino ad una porta di legno di ciliegio, poi
se ne andò.
Il giovane suonò il campanello e venne ad aprire un segretario
alto un metro e dieci
centimetri, che gli disse tutto compìto: «Cosa desidera?»
«Desidero te,» rispose il giovane con i calzoni azzurri e gli
occhiali di tartaruga.
«Ah sì?» rispose il segretario con un filo di voce. «E perché
mi desidera?»
(riga 20) «Per presentarmi al governatore di Milano» disse il
giovane con gli occhiali e il cappello
di lana verde.
Allora il segretario sorrise e lo guidò sopra un lungo tappeto
che conduceva ad una
porta di legno di castagno, poi tossì due volte e se ne andò.
Il giovane con il cappello di lana e la pipa accesa in bocca abbassò
la maniglia ed
(riga 25) entrò in una enorme stanza bianca. In mezzo alla stanza,
seduto dentro un mucchio
di carte, c’era un omino alto cinquanta centimetri, che era il
governatore di Milano.
«Cosa posso fare per lei?» disse l’omino venendogli incontro con
la manina tesa.
«Il bambolotto» rispose il giovane con la pipa e l’ombrello di
seta viola, poi si mise
il governatore sotto il braccio, dalla parte dove non c’era l’ombrello,
e se ne tornò a
(riga 30) casa, e lo gettò fra i suoi giocattoli. |
..R.
Piumini, Il giovane che entrava nel palazzo, Nuove Edizioni
Romane |
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