A1
Qualche giorno
dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra,
rincasando,
avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva
da una
porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su
di un camion.
Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora
lo inseguì in auto.
(riga 5) E il camion fece una lunga strada, fino all’estrema periferia
della città, fermandosi sul
ciglio di un vallone.
Kazirra scese dall’auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò
la cassa dal camion e,
fatti pochi passi, la scaraventò in un fossato, che era ingombro
di migliaia e migliaia
di altre casse uguali.
(riga 10) Si avvicinò all’uomo e gli chiese: «Ti ho visto portar
fuori quella cassa dal mio parco.
Cosa c’era dentro? e cosa sono tutte queste casse?».
Quello lo guardò e sorrise: «Ne ho ancora sul camion, da buttare.
Non sai? Sono i
giorni.»
«Che giorni?»
(riga 15) «I giorni tuoi.»
«I miei giorni?»
«I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi,
vero? Sono venuti. Che ne
hai fatto? guardali, infatti, ancora gonfi. E adesso…»
Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la
scarpata e ne aprì
(riga 20) uno.
C’era dentro una strada d’autunno, e in fondo Graziella la sua
fidanzata che se n’andava
per sempre. E lui neppure la chiamava.
Ne aprì un secondo. C’era una camera d’ospedale, e sul letto suo
fratello Giosuè che
stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari.
(riga 25) Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera
casa stava Duk, il fedele mastino
che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non
si sognava di tornare.
Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco.
Lo scaricatore
stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere.
«Signore!» gridò Kazirra. «Mi ascolti. Lasci che mi porti vai
almeno questi tre giorni. La
(riga 30) supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò
tutto quello che vuole.»
Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare
un punto irraggiungibile,
come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più
possibile. Poi
svanì nell’aria, e all’istante scomparve anche il gigantesco cumulo
delle casse misteriose.
E l’ombra della notte scendeva. |
...D.
Buzzati, Le notti difficili, Mondadori
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Dalle
prime righe del racconto si capisce che il ptotagonista Ernst Kazirra
è:
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