A1
In un villaggio
sul fiume Yuele viveva un uomo che si chiamava Doruma ed
era molto fortunato. Aveva una bella moglie, due figli sani e
un campo fertile.
Era un buon cacciatore e nel villaggio non aveva nemici. Fu così
che Shabunda,
il diavolo del bosco, ne ebbe invidia. E per dispetto una notte
entrò nella
(riga 5) capanna, gli infilò le unghie adunche nei capelli e da
lì gli sfilò via il sonno.
Doruma si svegliò di colpo, destò la moglie Oda e le disse che
un’ombra
maligna l’aveva sfiorato. – È stato solo un brutto sogno – disse
Oda – torna a
dormire.
Ma Doruma non dormì né quella notte, né la notte dopo, né tutte
le notti di
(riga 10) quella luna: il sonno non veniva. Provò a farsi accarezzare
con la coda di un
ghiro Chaqui, a bere l’erba Terené che fa inginocchiare anche
gli elefanti, cercò
di dormire sulla terra e sugli alberi e sulle pietre del fiume,
ma non ci fu nulla da
fare.
Venne lo stregone del villaggio e vide in che stato si trovava.
Disse che il
(riga 15) diavolo Shabunda gli aveva rubato il sonno, e non c’era
magia che potesse
ridarglielo; così sarebbe morto entro breve tempo. Poteva salvarlo
solo Kulala,
lo spirito del sonno, la cui dimora era al di là delle montagne.
Egli aveva
sicuramente molti sonni, poiché era lui che li costruiva per Yumau,
il creatore.
Ma Doruma era troppo debole per fare il viaggio.
(riga 20) Allora Oda, la moglie, disse: – Andrò io da Kulala lo
spirito del sonno –. E
poiché era una donna coraggiosa prese una zucca d’acqua, un po’
di cibo e un
bastone, e partì per le montagne. Camminò molti giorni, quasi
senza riposare.
Scalò le montagne blu di Alowa e arrivò nella valle del bosco
sacro di Kulala.
Sul limitare del bosco gli uccelli cantavano, le scimmie urlavano
e il vento
(riga 25) scuoteva gli alberi. Ma appena Oda si inoltrò nell’ombra
un grande silenzio la
avvolse. Nel bosco del sonno non una foglia si muoveva, gli uccelli
erano muti e
si vedevano strisciare solo i serpenti silenziosi. Oda camminò
a lungo, finché
giunse davanti a un grande albero cavo, la casa di Kulala. Oda
entrò e vide lo
spirito che dormiva su un’amaca. Rimase in attesa che si svegliasse.
Kulala
(riga 30) dormì per un quarto di luna, e quando si destò vide
la piccola donna nell’angolo
della sua casa. – Chi sei e perché sei venuta? – urlò adirato.
– Kulala, spirito del buio che ristora, io ti prego. Un diavolo
maligno ha
rubato il sonno a mio marito ed egli morirà se non gli porto un
sonno nuovo.
– E perché mai dovrei dartelo?
(riga 35) – Perché ho camminato per molto tempo, i miei piedi
sono feriti e sono
stremata, eppure quando ti ho visto dormire non ti ho svegliato,
ma ho atteso
con pazienza.
– E sia – disse Kulala – là su quel tavolo ci sono i pezzi del
sonno di un uomo.
Ogni sonno è fatto di quattro veli. Se tu saprai riconoscerli,
potrai portarli a tuo
(riga 40) marito ed egli riavrà il sonno perduto. Ma sta’ attenta
a scegliere i veli giusti, o
la tua sorte sarà tremenda.
– Non ho paura – disse Oda.
Allora Kulala la condusse davanti a una pietra dove erano stesi
i veli.
– Ecco due veli bianchi – disse. – Uno è quello del silenzio,
l’altro è quello dei
(riga 45) rumori della notte. Scegli.
Oda guardò i due veli e le sembrarono uguali. Ma una mosca volò
sopra di
essi. Ronzò sopra il primo, ma non fece alcun rumore quando volò
sull’altro.
Oda prese il secondo e se lo mise sul capo.
– Hai indovinato – disse Kulala. – Ora guarda questi due veli
colorati. Uno è
(riga 50) quello dei sogni e l’altro quello dei fantasmi della
notte. Se prendi quello
sbagliato tutti i demoni e gli incubi balzeranno su di te e ti
uccideranno.
Oda li guardò e li trovò uguali. Allora prese un piccolo ragno
e lo mise tra i
due veli. Da uno sbucò un orribile ramarro con tre teste che mangiò
il ragno.
Oda prese l’altro.
(riga 55) – Sei astuta, donna del fiume – disse Kulala – ora ecco
due veli neri. Uno è
quello del buio e l’altro è quello della luce di fuoco. Uno porta
il sonno, l’altro
acceca.
Oda li guardò. Poi prese da una foglia due gocce d’acqua e le
lasciò cadere
sui veli. Una di esse evaporò per il calore della luce. Oda prese
l’altro velo.
(riga 60) – Brava, donna del fiume – disse Kulala – ma ora ti
attende la prova più
difficile. Ecco due veli rossi. Uno è quello del sonno, che insieme
agli altri tre
ridarà la pace alle notti di tuo marito e alle tue. L’altro è
il velo del sonno eterno,
la morte. Se lo toccherai, morirai.
Oda stavolta non esitò e ne scelse subito uno. Era proprio quello
del sonno.
(riga 65) Lo mise sul capo e subito cadde addormentata. Quando
si svegliò, Kulala la
guardava sorridente e le porgeva una tazza di hakarà caldo.
– Mi hai sorpreso, donna del fiume. Con quale magia hai riconosciuto
il velo
del sonno, il più misterioso di tutti?
– Nessuna magia – disse la donna – ho lavato per tanti anni i
panni nel fiume,
(riga 70) e so riconoscerli. Il velo del sonno era più consumato
perché viene usato per
tante volte e tante notti. Il velo della morte era più nuovo,
poiché si usa una
volta sola.
Kulala rise e con un soffio la fece volare fino alla soglia della
sua capanna.
Oda mise i quattro veli sulla testa del marito e quello finalmente
dormì, e fu
(riga 75) salvo.
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Tratto
e adattato da : S. Benni , Il bar sotto il mare , Feltrinelli
, Milano , 2003 |
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