A1
Un
po' di storia del sistema di numerazione |
Chi
ha introdotto il nostro sistema di numerazione? |
Spesso le
cifre che usiamo vengono chiamate cifre arabe. Effettivamente
gli Europei hanno appreso dagli Arabi l'attuale sistema di numerazione,
ma non
sono stati gli Arabi ad averlo introdotto; gli Arabi, a loro volta,
l'avevano
(riga 5) imparato dagli Indiani che l'avrebbero ideato nel secolo
VII d.C.
Si capisce che gli Indiani avessero bisogno di un facile e rapido
sistema di
numerazione. Pensate che quando la nostra Europa era ancora abitata
da tribù
incolte, l'India era già avanzatissima per l'artigianato e l'industria:
lavorazione
in legno e in avorio di oggetti preziosi, industria di cotone
e sete, fabbriche di
(riga 10) armi erano in pieno sviluppo in quel paese. Data questa
enorme produzione
si comprende come gli Indiani dovessero darsi ai commerci nell'interno
del paese
e all'estero.
Fu così che gli Arabi, che erano in relazione di commercio con
gli Indiani,
appresero questo nuovo sistema di numerazione; lo comunicarono
poi, durante
(riga 15) la loro espansione, ai popoli che abitavano lungo le
coste mediterranee
dell'Africa e alle popolazioni della Spagna e delle regioni meridionali
della
Francia. Ma il sistema indiano di numerazione fu conosciuto in
Europa anche
attraverso un libro scritto nel secolo IX su questo argomento
da un noto
matematico arabo, certo Mohammed Musa al Khuwarizmi, libro che
fu tradotto
(riga 20) in latino nel 1100.
Sempre in questo periodo, poi, un grande matematico italiano,
Leonardo
Fibonacci, detto Leonardo Pisano, impadronitosi del sistema durante
i suoi
viaggi in Oriente, pubblicò nel 1202 un libro di aritmetica, divenuto
poi famoso,
in cui viene spiegata la scrittura dei numeri secondo il nuovo
modo, e vengono
(riga 25) spiegati i metodi per effettuare le varie operazioni.
Per tutte queste vie si introdusse in Europa verso il 1100-1200
quel sistema
di numerazione che oggi ci sembra così naturale, e che, ideato
dagli Indiani,
deve la sua diffusione agli Arabi, ed è perciò spesso chiamato
"il sistema indo-
arabico". Questo sistema non ebbe però una diffusione immediata:
ci vollero
(riga 30) molti anni, addirittura dei secoli, perché esso entrasse
nell'uso comune; è
sempre difficile cambiare, anche se il nuovo sistema è tanto più
semplice!
Pensate che in varie città europee le cifre romane furono usate
nei documenti
commerciali fino al 1700, perché si diceva che era poco prudente
adoperare il
sistema moderno dato che alcune cifre si potevano falsificare
troppo facilmente
(riga 35) (per esempio lo 0 si poteva cambiare in 6 o in 9), mentre
i segni delle cifre
romane erano molto diversi l'uno dall'altro!
[…]
Riflettendo sulla storia del numero, dai primordi dell'umanità,
si è colpiti
dal fatto che dei sistemi di scrittura così complicati e pesanti
si siano trascinati
(riga 40) per migliaia di anni in un periodo che ha visto nascere
e morire delle grandiose
civiltà - come la babilonese, l'egiziana, la greca - che hanno
raggiunto le più
alte vette nel campo letterario, artistico, filosofico, e nello
studio della stessa
matematica.
Se si pensa a queste migliaia di anni in cui i calcoli rimasero
riservati a una
(riga 45) classe di pochi, proprio per la difficoltà di una scrittura
semplice e rapida,
l'opera dell'indiano sconosciuto che ideò il principio di posizione
assume
veramente il valore di una delle più grandi scoperte dell'umanità;
senza questo
principio, che ora ci sembra così naturale da non poterne pensare
altri, nessun
progresso avrebbe fatto la scienza dei numeri; e le quattro operazioni
(riga 50) fondamentali dell'aritmetica, che sono oggi di dominio
comune, avrebbero
continuato ad essere note solo a un ristretto gruppo di specialisti. |
rid.
e adatt. da: Emma Castelnuovo, La matematica. I numeri, Firenze,
La Nuova Italia, 1985, pp. 8-9 |
Qual è
lo scopo della domanda iniziale : "Chi ha introdotto il nostro
sistema di numerazione?" (riga 1) ?
|